domenica 10 aprile 2022

"Ljubezensko pismo" Josepu Borrellu

 

LETTERA A BORRELL

 

 

Spettabile sig. Borrell,

 

Potrei essere uno dei milioni di europei insignificanti se non al momento del voto, che osservano quanto avviene in Ucraina, il crimine della guerra e degli eccidi perpetrato da Putin, il comportamento dell'UE e della NATO, quello dell'ONU, l'agire dei singoli governi europei. Ma visto che quasi un anno l'ho passato al Parlamento europeo, come socialdemocratico, subentrando all'attuale presidente della Repubblica slovena, Borut Pahor, quando nel 2009 rientro' a Lubiana per prendere il governo, e che per 20 anni ho fatto il politico a tempo pieno, da sindaco di Koper-Capodistria a 3 legislature complete alla Camera di stato, occupandomi sopprattutto dei  temi della politica estera, che seguivo ancora prima di far politica come giornalista di radio e tv Capodistria, ritengo di non essere completamente ignorante in materia, ovvero di poterle trasmettere qualche mia osservazione e idea sul suo agire. 

Dopo l'encomiabile visita con la signora Leyen a Kijev, lei ha richiamato i singoli paesi membri dell'Unione all'invio di piu' armi all'Ucraina. Non oppino all'intenzione di fornire piu' aiuti al presidente Zelenski, ma osservo, almeno intimamente, che piu' armi al suo esercito comporta anche la messa in campo di piu' e piu' micidiali armi da parte russa. Credo gliel'abbiano detto che la Russia ne ha molte da spendere e che le più micidiali non sono state ancora usate. Si, penso anche a quelle chimico-biologiche e a quella nucleare che non viene esclusa dal Cremlino nel caso "fossero in gioco le sorti della Russia". Oramai da quel pazzo di Putin c'e' da aspettarsi di tutto. In tal modo siamo al classico circolo vizioso che si fomenta vicendevolmente, fino a che punto? Fino a oltrepassare i confini ucraini e scatenare il finimondo?

Non c'e' nessuno li da voi, alla Commissione o fra i gruppi parlamentari, a suggerire qualcos'altro dopo le supersanzioni, l'espulsione dei diplomatici russi e gli invii di armi all'Ucraina, per fermare e non alimentare la guerra? Diciamo la comunicazione, se si vuole, anche per canali diplomatici alternativi, a Mosca della disponibilita' dell'UE e della NATO (siete oramai come culo e camicia!) a negoziare le garanzie di sicurezza alla Russia richieste da Putin prima che decidesse di intraprendere questa folle avventura, garanzie che sono state rigettate da subito senza un minimo di calcolo su cosa potesse succedere. Quindi una sua visita, o quella di un suo inviato a Mosca con la proposta di avvio di queste trattative in cambio del cessate il fuoco e se a buon fine, del ritiro delle truppe russe dall'Ucraina. Non credo di esser l'unico ad averci pensato. E se la sua risposta e' "con un criminale di guerra l'UE non intende trattare", le ricordo una battuta molto saggia del nostro ex presidente della Repubblica e vicesegretario generale dell'ONU, Dott. Danilo Turk: "Non si negozia con un amico, ma con chi detiene il potere!" E, ci piaccia o meno, fino a prova contraria, Putin ce l'ha e nulla indica che intenda mollarlo o che qualcuno glielo voglia prendere a breve termine.

Quindi, prenda per buona questa mia mail e veda di premere un qualche altro bottone, perche' quello del solo bastone ( e oramai ce ne sono tanti, ma Putin non si piega) senza neanche una piccola carotina, non promette nulla di buono. Se si pensa che si possa costringere la Russia ad uscire da questa guerra con le ossa rotte, si pensa in modo molto pericoloso e irresponsabile. 

La ringrazio dell'attenzione.

 

 

Aurelio Juri, 72 anni, dal 2010 in pensione, ma ancor sempre attento osservatore.

 

Capodistria 10.4.2022


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