mercoledì 30 dicembre 2015

1.januarja v Trstu tradicionalni pohod za mir



Trst je znova proslavil Svetovni Dan Miru. Organizator, Odbor Danilo Dolci, je med govorce povabil tudi mojo malenkost. Ob prisotnosti kakih 400 udeleženk in udeležencev, na trgu Sv.Anton Novi, pred tamkajšnjo cerkvijo, sem povedal sledeče:


MARCIA DELLA PACE A TRIESTE. 1.1.2016

Carissimi, Un saluto a Trieste, un saluto a tutti voi,
Vsem prisotnim lep pozdrav in takoj vse najboljše v pravkar rojenem 2016.

E’  la mia prima partecipazione a questa marcia, preciso, partecipazione fisica, - quella spirituale non e’ mai mancata - e ringrazio gli organizzatori per avermi invitato e stimolato ad una riflessione sul tema della giornata - la Pace.
Chi ha letto il mio contributo su IL PICCOLO di qualche giorno fa, sa già cosa vado a dire.
Ecco, “NO a tutte le guerre, SI all’accoglienza! L’accoglienza … Non puoi negarla, essere umano, a chi ti arriva al confine o sta affondando nel Mediterraneo dopo aver abbandonato casa e averi solo per trovare dove continuare a vivere con un minimo di sicurezza e dignità.  Rifugge da guerre, sopraffazione, ingiustizie e miseria, condizioni che molto spesso l’Occidente, per costui “la terra promessa”, ha contribuito a creare. Non sto qui a elencare le responsabilità dirette o indirette dei nostri governanti passati e presenti.
Ma fermiamoci un tantino sul NO a tutte le guerre! Ne siamo convinti? Senza distinzione alcuna? E poi non sono troppi a sostenerlo, anche tra i fautori delle politiche che le generano?
Credo al NO del Papa, di Bergoglio in particolare, anche perché accompagnato da altri importanti NO alle ingiustizie e deviazioni anche nel suo stesso mondo, che pochi prima di lui avevano proferito, ma se neanche il suo NO, da autorità morale e politica indiscussa, viene sentito e recepito da chi detiene gli strumenti per far cessare le guerre, mi chiedo chi sono io per esser ascoltato? Soprattutto se fermo sul NO di mero principio.
Non me ne vogliate se rispolvero la mia vicenda di quasi 25 anni, quando mi trovai a gestire una situazione che già odorava di guerra e morte, - e altrove in Slovenia così era - ma che volevo restasse, almeno a Capodistria, li dove la mia autorità valeva qualcosa, di pace e dialogo.
3 giovani vite si spensero comunque a Scoffie, 3 soldati jugoslavi, vittime di un perdita di controllo sia loro che dell’avversario. Troppo spesso quando uno incomincia a sparare, poi sparano tutti.
Ebbene, per evitare che l’episodio si ripetesse e degenerasse ulteriormente, mi prestai da mediatore fra i due contendenti  che si guardavano oramai solo attraverso i mirini. Non sapevo cosa aspettarmi di fronte a colui che mi era formalmente “nemico” – l’Armata jugoslava s’era messa in moto, come ben sapete, per impedire che la Slovenia vestisse l’indipendenza, voluta l’anno prima dal quasi 90% di tutti gli aventi diritto al voto! 
Non sapevo come sarebbe andato l’incontro con chi comandava l’esercito federale sul nostro territorio, ma mi convincevo che il generale prima e il colonnello poi – ci vollero tre giorni di trattative - non fossero altro che persone normali, preoccupate quanto me, di come si erano messe e potevano mettersi ancora le cose. E difatti così fu. Un confronto onesto e civile, e trovammo i necessari accordi che ci permisero di mantenere la calma sino alla soluzione politica del conflitto e il successivo ripiegamento dell’armata.
Perché questo ritorno al passato? Perché mi chiedo se farei altrettanto oggi nelle vesti di sindaco di una cittadina in Siria o Iraq e fossimo sotto aggressione ISIS? Cercherei il dialogo, l’intesa? Con i capi del Califfato che decapita, violenta, stermina chiunque non gli s’inchini e polverizza il patrimonio dell’umanità’ che incontra sul suo cammino?
La domanda allora: NO a tutte le guerre? Anche a quelle cui non ti puoi sottrarre? NO anche alla guerra contro lo Stato islamico? O contro qualsiasi fanatismo religioso e politico, specie se armato, che dichiari di non voler osservare neanche minimamente quelle che sono le regole e i principi del convivere civile?
Dire quindi NO anche alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, una delle poche accolte col consenso di tutti, all’unanimità’, che invita il mondo intero a unirsi nella lotta contro “la minaccia inedita e globale” rappresentata dal terrorismo, mi diventa un tantino difficile.
Ma non ho difficoltà nell’obiettare a quelle forme e misure d’intervento che ritengo possano arrecare più danni ancora di quanti se ne vogliano impedire. Alla popolazione civile, al patrimonio, alla stabilità internazionale.
Sono le fonti e i canali di finanziamento del Califfato, i doppi e tripli giochi di quei governi che montano su coalizioni contro di esso e allo stesso tempo ne acquistano il petrolio o gli forniscono armi, i veri problemi, e su questo fronte l’organizzazione mondiale non mostra, ahimè, ne volontà, ne forza, ne capacità di azione.
Neanche  chi più si trova sotto tiro, ovvero nel mirino della jihad, l’Europa, Russia compresa, riescono a coordinare l’agire, a mettersi d’accordo su come affrontare la minaccia. La sempre più fatiscente Unione europea non fa altro che asservirsi, o poco meno, alla politica di Washington, la Russia fa un gioco tutto suo e in nessuno la voglia di verificare chi e come finanzia e arma l’ISIS e muovere tutte le pedine politiche e giuridiche possibili per impedirlo.
Quanto invece riesce facile a tutti e spaventare i propri cittadini. Chi lo fa direttamente imputando alle colonne di profughi in arrivo in Europa dalle terre in guerra nel Medio oriente di recare con se islamizzazione e terrorismo, – vedi Orban, Marine Le Pen, Matteo Salvini qui da voi, Janez Janša da noi! – chi indirettamente, tipo il nostro governo o quello austriaco, che ripetono come i migranti non abbiano nulla a che vedere col terrorismo, salvo che ne sono le principale vittime, ma allo stesso tempo recintano il confine che questa gente vuole attraversare motivando il provvedimento col bisogno di sicurezza e di maggior controllo del flusso migratorio.
Sono politiche sbagliate, anacronistiche, disumane che non risparmiano nessuno, neanche chi crede nel filo spinato. Se non siamo più in grado di provare, capire e alleviare la sofferenza altrui, se lasciamo che il ripudio e l’odio vincano, umanamente siamo morti o stiamo morendo anche noi.
E qui chiudo. Che il 2016 sia nel segno delle nostre battaglie e ci incoraggi con qualche vittoria.
Naj bo novo leto v znaku bitk za mir in gostoljubnost do migrantov in naj nas opogumi s kakšnim uspehom. Srečno!

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