mercoledì 2 marzo 2016

Chi trova un amico, trova un tesoro... E Ron lo e' stato!





QUESTO E' RON…



Il cagnone coccolone di 60 chili, tutto nero, trovatello, che per quasi 12 anni mi e ci e' stato accanto. A me e a Nataša. E questo enorme amico, quasi Alano di statura ma Labrador per dolcezza, ci ha lasciato. Ieri l'altro, lunedì, in data 29 febbraio 2016. Guasti irreparabili alle zampe posteriori – grave osteoartrosi a entrambe le ginocchia, piu' ripetuta rottura del legamento del ginocchio destro – ci hanno indotto, dopo averle tentate tutte, di sollevarlo da ulteriori patimenti e torture. Qualsiasi cosa avessimo cercato di fare per rimetterlo in piedi – ci ha consigliato e consolato il veterinario – non avremmo che prolungato la sua agonia.
Se ne e' andato sereno – ci ha detto ancora il medico – da un sonno all'altro!
Ma per quanto convinti di aver fatto il giusto, il dolore per la sua perdita, in casa si palpa ancora.
Oggi, mercoledi' 2 marzo, lo abbiamo sepolto.  Tutta la famiglia raccolta insieme. E' venuta Sara che ce lo portò ancora piccolo da Preska, un paesino della Slovenia centrale, ove era stato abbandonato, e che lunedì  fu con noi ad accarezzarlo al momento del commiato,  ed e' venuto Luka che, già addestratore del cane che avevamo prima, la altrettanto amatissima Labrador Bruna, aveva indovinato, visto Ron ancora cucciolo, che sarebbe diventato più grandicello del previsto. Il grosso del lavoro per preparargli l'ultimo giaciglio l'ha fatto lui nel pomeriggio di lunedì, dopo aver appreso la notizia.
Riposa sotto il susino, Ron, a una decina di metri dal salotto ove amava stare con noi, quando si guardava la tv e lui cercava il nostro contatto, le nostre carezze, accovacciandosi ai nostri piedi che bloccava quasi come in una morsa… 60 chili non son pochi da sollevare. »Ron spostati!«…Ma sì, se aveva trovato la posizione giusta, dovevamo liberarci far da soli.
Buontempone e giocherellone fuori casa, nella grande corte, soprattutto quando venivano a trovarci figli e nipotini che noi, da bravi nonni, dovevano divertire, alla pedana elastica, sull'altalena, sulla corda d'arrampicata al mandorlo, al canestro, sul prato. E Ron che non voleva esser da meno, era li, fra noi, ad abbaiare, darci spintoni, richiamare la nostra attenzione, toglierci il pallone che con un morso quasi sempre faceva scoppiare, fosse da calcio o basket…e mandava in pianto i piccoli, che comunque amavano la sua presenza e partecipazione ai giochi. Ma spiegargli, in tarda età, che i palloni non andavano distrutti, era inutile.
Avevamo rimediato in parte a questa passione demolente, appassionandolo per i più resistenti pneumatici da scooter che usava e come giocattoli, e come punching ball, quando vedeva passare davanti al cancello qualche suo pari che non amava, o qualche gatto, oppure il proverbiale postino.
Insomma o abbaiava, o azzannava il pneumatico e lo tartassava come per dimostrare cosa avrebbe fatto del soggetto disturbatore. Di gomme ne aveva 3 o 4, sparse per la corte. E una volta all'anno dovevo cambiarle perché sfilacciate, strappate, distrutte, brutte da vedere. Le trovavo gratis dal mio gommista, sempre felice di liberarsene.
Beh sì, non era solo un cagnone da compagnia, anche da guardia perche' quando abbaiava, chi non lo conosceva, prendeva paura. Comunque più un deterrente che altro. Mai aveva morso nessuno e anche l'«odiato« postino, con un osso o una bistecchina in mano, avrebbe potuto comperare la sua benevolenza, »corromperlo«.
Era un gran mangione e nulla di quanto restava in cucina finiva nella spazzatura. Addirittura i resti dell'insalata e le bucce di mela erano per lui una prelibatezza.
E poi tante le scampagnate insieme, anche nei boschi dei dintorni, a caccia di asparagi. Mentre gli raccoglievamo, lui, sul sentiero sopra o sotto, attento alla nostra incolumità, ad ogni rumore e odore sospetto. Sì, ci son anche volpi e cinghiali dalle nostre parti e la presenza di un guardiano del calibro di Ron, ti fa sentire un tantino più tranquillo.
Non amava viaggiare in macchina o montare sulla barca e temeva temporali e botti e quando arrivavano, visibilmente spaventato, vagava alla ricerca di angoli ove nascondersi, sotto il tavolo, la sedia, dietro al divano, sotto il letto. Inutile ogni tentativo di infondergli coraggio. Coi tuoni, i lampi, i fuochi d'artificio si riduceva ad un topolino tremante.

Queste le sue ultime immagini, nell’ultima sua ora, in attesa che il veterinaio desse il verdetto. Portato quasi a braccia, all'ambulatorio, incapace di sollevarsi da terra, sofferente e implorante aiuto.




Sì, questo e’ Ron.
Dovrei usare il passato? No, resto al presente, perché presente rimane anche lui, in noi, nei nostri cuori, nel nostro ricordo. Lì sotto, a dieci metri dal salotto e a quindici dal suo amato sofà, nel vano d’ingresso, ove soleva coricarsi e godersi i sogni. Ci sara' probabilmente chi lo succedera', ma il ricordo di lui si conservera' immutato, perche' un cagnone unico e inimitabile.



Addio, grande compagno e amico! 

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