HIROSHIMA MON AMOUR
Trieste, 6.8.2017
Ringrazio il Comitato Dolci e tutti gli
organizzatori per l'invito, ringrazio tutti i presenti per esser venuti a
render omaggio alle vittime di Hiroshima e Nagasaki nonché sdegno e condanna nei confronti di chi continua a scommettere sull’arma atomica.
In questo giorno, 72 anni fa, gli USA, con la loro
“Little boy” sganciata su Hiroshima fecero da
subito da 90 a 166 mila morti (ancor oggi non si hanno i dati certi), e
tre giorni dopo la “Fat man” su Nagasaki, altri
60-80 mila, tutti fra la popolazione civile. A decine e decine di
migliaia moriranno negli anni a seguire a causa delle radiazioni subite.
Si, il Giappone, dopo questa disumana e immorale
dimostrazione di forza, si arrende e la seconda guerra mondiale si spegne, ma
scatta, e proprio all’insegna della corsa all’atomica, poi seguita da quella
alla conquista del cosmo, la guerra fredda fra le potenze della NATO, USA in
prima fila, e il Patto di Varsavia capitanato dall’Unione Sovietica, un periodo
che terrà il mondo col fiato sospeso in piu’ di un’occasione (vedi la crisi di Cuba che nel ’62 sfiorò di
poco la catastrofe!) sino alla fine degli anni ’80 e la caduta del Muro di
Berlino, lo scioglimento del patto di Varsavia e dell’Unione sovietica, il
fallimento anche di altre federazioni socialiste (cecoslovacca e jugoslava) e
la nascita di nuovi stati sovrani.
Ma questa ondata di democratizzazione delle
relazioni internazionali non si accompagna però ad una auspicata distensione
nelle stesse e ad un disarmo anche nucleare. Anzi, le testate con potenze
addirittura 4 mila volte superiori agli ordigni del ’45 sul Giappone, (50.000
kT rispetto ai 13 kT) si accumulano a migliaia nei depositi americani e russi,
a decine in quelli delle altre potenze atomiche europee e non. Ci saranno tutta una serie di accordi fra
Washington e Mosca e di trattati internazionali per ridurre questi arsenali, ma
appena nel 2010, 7 anni fa, i presidenti Obama e Medvedev ci daranno un taglio
effettivo, anche di 5 volte. In sette anni, ovvero fino ad oggi, USA e Russia
non dovrebbero disporre ciascuna di più di 1550 testate e non più 7-10 mila.
Ne bastano alcune decine di quelle più potenti per
mandare il pianeta in frantumi.
Un kT (chiloton) corrisponde a mille tonnellate di
tritolo, un mT (megatone) a un milione di tonnellate di TNT (trinitrotoluene).
Ma il 2017 è contrassegnato anche dall’avvento alla
Casa bianca di Donald Trump che, a differenza del predecessore, chiamiamolo
“disarmista”, annuncia nuovi riarmi.
Non solo, squalifica pure l’Accordo climatico di
Parigi sottraendo gli Stati Uniti dagli impegni presi e sottoscritti da Barack
Obama e inficiando tutti gli sforzi che in anni di negoziati la comunità
mondiale, sotto l’egida dell’ONU, ha profuso per un cambiamento delle politiche
ambientali ma soprattutto economiche al fine di rallentare, ovvero ridurre le
emissioni di CO2 nell’atmosfera e fermare l’accrescersi dell’effetto serra.
E come sappiamo – lo stiamo provando in questi
giorni anche sulla nostra pelle – i mutamenti climatici sono, assieme al
rischio di un conflitto nucleare, il secondo grande e globale cappio che l’umanità’
si e’ messa intorno al collo.
Quindi chi non fa nulla per togliercelo, anzi
contribuisce a stringerlo, come sta facendo Trump e con lui tutti quelli che lo
assecondano, ovvero lo lasciano fare, sono coloro sui quali l’opinione pubblica
consapevole di tanto e responsabile deve puntare l’indice accusatore.
L’Accordo di Parigi va’ dunque salvato così come lo
si deve fare con l’ultima ancora di salvezza che hai in barca, e
altrettanto va rinnovato lo sforzo per
un completo e quanto più sollecito disarmo atomico, soprattutto quando vedi
pazzoidi in giro, tipo in leader
nordcoreano Kim Jong-un, giocarci con
questi ordigni, per altro non proibitivi da rinvenire o assemblare anche dal
terrorismo internazionale. E Kim Jong-un non è il solo ad avere le rotelle un
tantino scosse. Mi pare che qualche problemino ce l’abbia pure chi comanda alla Casa Bianca e
condiziona molto più del despota nordcoreano l’esistenza e il destino del mondo
intero.
Comunque, un passo in avanti verso la messa al
bando, anche nell’ottica effettiva, dell’arma atomica, l’ha fatto l’ONU
approvando un mese fa il Trattato di non proliferazione nucleare. Più di 120 i
paesi firmatari, ahimè, tra loro nessuno dei possessori di questi arsenali, ne
dei loro alleati più stretti, cosiddetto vassalli, fra i quali anche i nostri
due - Italia e Slovenia, come membri della NATO in qualche modo vincolati alla
politica della deterrenza anche atomica. Quando ho chiesto a Lubiana come mai
la Slovenia non ha avuto il coraggio di sottoscrivere il Trattato, mi hanno
risposto: Sì, ci stiamo al disarmo nucleare, ma è un processo che vediamo solo
graduale e con la partecipazione anche dei paesi che possiedono quest’arma.
Altrimenti non se ne fa nulla. Per altro l’armamento atomico rientra nella
strategia dissuasiva e difensiva dell’Alleanza atlantica. Ve lo dicono, credo,
anche a Roma. Sì al NO alla proliferazione nucleare, ma solo quando ci starà
anche la NATO, ovvero ci staranno gli USA. Politiche ambigue, irresponsabili,
deprecabili.
Comunque, il Trattato è oggi legge internazionale,
come quello che proibisce le armi chimiche e biologiche. Ed è questo
importante! Inizia ora il processo di adesione e ratificazione e ci si augura
che rispetto ai due terzi dei membri dell’ONU che vi hanno aderito, anche
l’opinione pubblica degli assenti, ovvero dei boicottatori, prenda coscienza
della storicità di questo momento e spinga i propri governanti a muoversi nella
stessa direzione.
Solo bandendo ed eliminando del tutto il pericolo di
un conflitto nucleare e parimenti, recuperando in pieno l’Accordo climatico di
Parigi, possiamo guardare a un domani un tantino più lungo e prospero per il
Pianeta.
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