QUESTO
E' RON…
Il cagnone
coccolone di 60 chili, tutto nero, trovatello, che per quasi 12 anni mi e ci e'
stato accanto. A me e a Nataša. E questo enorme amico, quasi Alano di statura
ma Labrador per dolcezza, ci ha lasciato. Ieri l'altro, lunedì, in data 29 febbraio 2016. Guasti
irreparabili alle zampe posteriori – grave osteoartrosi a entrambe le
ginocchia, piu' ripetuta rottura del legamento del ginocchio destro – ci hanno
indotto, dopo averle tentate tutte, di sollevarlo da ulteriori patimenti e
torture. Qualsiasi cosa avessimo cercato di fare per rimetterlo in piedi – ci
ha consigliato e consolato il veterinario – non avremmo che prolungato la sua
agonia.
Se ne e' andato sereno – ci ha detto ancora
il medico – da un sonno all'altro!
Ma per quanto convinti di aver fatto il
giusto, il dolore per la sua perdita, in casa si palpa ancora.
Oggi, mercoledi' 2 marzo, lo abbiamo sepolto. Tutta la
famiglia raccolta insieme. E' venuta Sara che ce lo portò ancora piccolo da
Preska, un paesino della Slovenia centrale, ove era stato abbandonato, e che
lunedì fu con noi ad accarezzarlo al
momento del commiato, ed e' venuto Luka che, già addestratore del cane
che avevamo prima, la altrettanto amatissima Labrador Bruna, aveva indovinato,
visto Ron ancora cucciolo, che sarebbe diventato più grandicello del previsto.
Il grosso del lavoro per preparargli l'ultimo giaciglio l'ha fatto lui nel
pomeriggio di lunedì, dopo aver appreso la notizia.
Riposa sotto il susino, Ron, a una decina
di metri dal salotto ove amava stare con noi, quando si guardava la tv e lui cercava
il nostro contatto, le nostre carezze, accovacciandosi ai nostri piedi che
bloccava quasi come in una morsa… 60 chili non son pochi da sollevare. »Ron
spostati!«…Ma sì, se aveva trovato la posizione giusta, dovevamo liberarci far
da soli.
Buontempone e giocherellone fuori casa, nella
grande corte, soprattutto quando venivano a trovarci figli e nipotini che noi,
da bravi nonni, dovevano divertire, alla pedana elastica, sull'altalena, sulla
corda d'arrampicata al mandorlo, al canestro, sul prato. E Ron che non voleva
esser da meno, era li, fra noi, ad abbaiare, darci spintoni, richiamare la
nostra attenzione, toglierci il pallone che con un morso quasi sempre faceva
scoppiare, fosse da calcio o basket…e mandava in pianto i piccoli, che comunque
amavano la sua presenza e partecipazione ai giochi. Ma spiegargli, in tarda
età, che i palloni non andavano distrutti, era inutile.
Avevamo rimediato in parte a questa passione demolente, appassionandolo
per i più resistenti pneumatici da scooter che usava e come giocattoli, e come
punching ball, quando vedeva passare davanti al cancello qualche suo pari che
non amava, o qualche gatto, oppure il proverbiale postino.
Insomma o abbaiava, o azzannava il pneumatico
e lo tartassava come per dimostrare cosa avrebbe fatto del soggetto
disturbatore. Di gomme ne aveva 3 o 4, sparse per la corte. E una volta
all'anno dovevo cambiarle perché sfilacciate, strappate, distrutte, brutte da
vedere. Le trovavo gratis dal mio gommista, sempre felice di liberarsene.
Beh sì, non era solo un cagnone da compagnia,
anche da guardia perche' quando abbaiava, chi non lo conosceva, prendeva paura.
Comunque più un deterrente che altro. Mai aveva morso nessuno e anche
l'«odiato« postino, con un osso o una bistecchina in mano, avrebbe potuto comperare la sua
benevolenza, »corromperlo«.
Era un gran mangione e nulla di quanto
restava in cucina finiva nella spazzatura. Addirittura i resti dell'insalata e
le bucce di mela erano per lui una prelibatezza.
E poi tante le scampagnate insieme, anche nei
boschi dei dintorni, a caccia di asparagi. Mentre gli raccoglievamo, lui, sul
sentiero sopra o sotto, attento alla nostra incolumità, ad ogni rumore e odore
sospetto. Sì, ci son anche volpi e cinghiali dalle nostre parti e la presenza
di un guardiano del calibro di Ron, ti fa sentire un tantino più tranquillo.
Non amava viaggiare in macchina o montare
sulla barca e temeva temporali e botti e quando arrivavano, visibilmente
spaventato, vagava alla ricerca di angoli ove nascondersi, sotto il tavolo, la
sedia, dietro al divano, sotto il letto. Inutile ogni tentativo di infondergli
coraggio. Coi tuoni, i lampi, i fuochi d'artificio si riduceva ad un topolino
tremante.
Queste le sue ultime immagini, nell’ultima sua
ora, in attesa che il veterinaio desse il verdetto. Portato quasi a braccia, all'ambulatorio, incapace di sollevarsi da terra, sofferente e implorante aiuto.
Sì, questo e’ Ron.
Dovrei usare il passato? No, resto al
presente, perché presente rimane anche lui, in noi, nei nostri cuori, nel
nostro ricordo. Lì sotto, a dieci metri dal salotto e a quindici dal suo amato sofà,
nel vano d’ingresso, ove soleva coricarsi e godersi i sogni. Ci sara' probabilmente chi lo succedera', ma il ricordo di lui si conservera' immutato, perche' un cagnone unico e inimitabile.
Addio, grande compagno e amico!
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