Trst je znova proslavil Svetovni Dan Miru. Organizator, Odbor Danilo Dolci, je med govorce povabil tudi mojo malenkost. Ob prisotnosti kakih 400 udeleženk in udeležencev, na trgu Sv.Anton Novi, pred tamkajšnjo cerkvijo, sem povedal sledeče:
MARCIA DELLA PACE A TRIESTE. 1.1.2016
Carissimi, Un saluto a Trieste, un saluto a tutti voi,
Vsem prisotnim lep pozdrav in takoj vse najboljše v pravkar rojenem 2016.
E’ la mia prima partecipazione a
questa marcia, preciso, partecipazione fisica, - quella spirituale non e’ mai
mancata - e ringrazio gli organizzatori per avermi invitato e stimolato ad una
riflessione sul tema della giornata - la Pace.
Chi ha letto il mio contributo su IL PICCOLO di qualche giorno fa, sa già cosa
vado a dire.
Ecco, “NO a tutte le guerre, SI all’accoglienza! L’accoglienza … Non puoi
negarla, essere umano, a chi ti arriva al confine o sta affondando nel
Mediterraneo dopo aver abbandonato casa e averi solo per trovare dove continuare
a vivere con un minimo di sicurezza e dignità.
Rifugge da guerre, sopraffazione, ingiustizie e miseria, condizioni che
molto spesso l’Occidente, per costui “la terra promessa”, ha contribuito a
creare. Non sto qui a elencare le responsabilità dirette o indirette dei nostri
governanti passati e presenti.
Ma fermiamoci un tantino sul NO a tutte le guerre! Ne siamo convinti? Senza
distinzione alcuna? E poi non sono troppi a sostenerlo, anche tra i fautori
delle politiche che le generano?
Credo al NO del Papa, di Bergoglio in particolare, anche perché accompagnato
da altri importanti NO alle ingiustizie e deviazioni anche nel suo stesso mondo,
che pochi prima di lui avevano proferito, ma se neanche il suo NO, da autorità
morale e politica indiscussa, viene sentito e recepito da chi detiene gli
strumenti per far cessare le guerre, mi chiedo chi sono io per esser ascoltato?
Soprattutto se fermo sul NO di mero principio.
Non me ne vogliate se rispolvero la mia vicenda di quasi 25 anni, quando mi
trovai a gestire una situazione che già odorava di guerra e morte, - e altrove
in Slovenia così era - ma che volevo restasse, almeno a Capodistria, li dove la
mia autorità valeva qualcosa, di pace e dialogo.
3 giovani vite si spensero comunque a Scoffie, 3 soldati jugoslavi, vittime
di un perdita di controllo sia loro che dell’avversario. Troppo spesso quando
uno incomincia a sparare, poi sparano tutti.
Ebbene, per evitare che l’episodio si ripetesse e degenerasse
ulteriormente, mi prestai da mediatore fra i due contendenti che si guardavano oramai solo attraverso i
mirini. Non sapevo cosa aspettarmi di fronte a colui che mi era formalmente
“nemico” – l’Armata jugoslava s’era messa in moto, come ben sapete, per
impedire che la Slovenia vestisse l’indipendenza, voluta l’anno prima dal quasi
90% di tutti gli aventi diritto al voto!
Non sapevo come sarebbe andato l’incontro con chi comandava l’esercito
federale sul nostro territorio, ma mi convincevo che il generale prima e il
colonnello poi – ci vollero tre giorni di trattative - non fossero altro che
persone normali, preoccupate quanto me, di come si erano messe e potevano
mettersi ancora le cose. E difatti così fu. Un confronto onesto e civile, e
trovammo i necessari accordi che ci permisero di mantenere la calma sino alla
soluzione politica del conflitto e il successivo ripiegamento dell’armata.
Perché questo ritorno al passato? Perché mi chiedo se farei altrettanto oggi
nelle vesti di sindaco di una cittadina in Siria o Iraq e fossimo sotto
aggressione ISIS? Cercherei il dialogo, l’intesa? Con i capi del Califfato che decapita,
violenta, stermina chiunque non gli s’inchini e polverizza il patrimonio
dell’umanità’ che incontra sul suo cammino?
La domanda allora: NO a tutte le guerre? Anche a quelle cui non ti puoi
sottrarre? NO anche alla guerra contro lo Stato islamico? O contro qualsiasi
fanatismo religioso e politico, specie se armato, che dichiari di non voler
osservare neanche minimamente quelle che sono le regole e i principi del
convivere civile?
Dire quindi NO anche alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU,
una delle poche accolte col consenso di tutti, all’unanimità’, che invita il
mondo intero a unirsi nella lotta contro “la minaccia inedita e globale”
rappresentata dal terrorismo, mi diventa un tantino difficile.
Ma non ho difficoltà nell’obiettare a quelle forme e misure d’intervento
che ritengo possano arrecare più danni ancora di quanti se ne vogliano
impedire. Alla popolazione civile, al patrimonio, alla stabilità internazionale.
Sono le fonti e i canali di finanziamento del Califfato, i doppi e tripli
giochi di quei governi che montano su coalizioni contro di esso e allo stesso
tempo ne acquistano il petrolio o gli forniscono armi, i veri problemi, e su
questo fronte l’organizzazione mondiale non mostra, ahimè, ne volontà, ne
forza, ne capacità di azione.
Neanche chi più si trova sotto tiro,
ovvero nel mirino della jihad, l’Europa, Russia compresa, riescono a coordinare
l’agire, a mettersi d’accordo su come affrontare la minaccia. La sempre più
fatiscente Unione europea non fa altro che asservirsi, o poco meno, alla
politica di Washington, la Russia fa un gioco tutto suo e in nessuno la voglia
di verificare chi e come finanzia e arma l’ISIS e muovere tutte le pedine
politiche e giuridiche possibili per impedirlo.
Quanto invece riesce facile a tutti e spaventare i propri cittadini. Chi lo
fa direttamente imputando alle colonne di profughi in arrivo in Europa dalle
terre in guerra nel Medio oriente di recare con se islamizzazione e terrorismo,
– vedi Orban, Marine Le Pen, Matteo Salvini qui da voi, Janez Janša da noi! –
chi indirettamente, tipo il nostro governo o quello austriaco, che ripetono
come i migranti non abbiano nulla a che vedere col terrorismo, salvo che ne
sono le principale vittime, ma allo stesso tempo recintano il confine che
questa gente vuole attraversare motivando il provvedimento col bisogno di
sicurezza e di maggior controllo del flusso migratorio.
Sono politiche sbagliate, anacronistiche, disumane che non risparmiano
nessuno, neanche chi crede nel filo spinato. Se non siamo più in grado di
provare, capire e alleviare la sofferenza altrui, se lasciamo che il ripudio e
l’odio vincano, umanamente siamo morti o stiamo morendo anche noi.
E qui chiudo. Che il 2016 sia nel segno delle nostre battaglie e ci
incoraggi con qualche vittoria.
Naj bo novo leto v znaku bitk za mir in gostoljubnost do migrantov in naj
nas opogumi s kakšnim uspehom. Srečno!