Contributo per Caosmanagement.it di gennaio 2017
LA SLOVENIA PRONTA A VIOLARE IL DIRITTO
INTERNAZIONALE?
Chi l’avrebbe mai detto?! La prima della classe fra gli accolti nell’Unione
Europea nel 2004 e indubbiamente fra gli stati nati dalla dissoluzione della
Jugoslavia, la repubblica dal più alto
tasso di sviluppo economico e di standard democratici al momento dell’ingresso
nella comunità e la più osservante finora delle sue regole e delibere, da più di due anni per altro governata da una
coalizione di centro-sinistra - attenzione! - non di destra, annuncia guerra
senza quartiere all’immigrazione clandestina e chiusura delle frontiere a nuovi
flussi di profughi, in transito verso nord o richiedenti l’asilo in Slovenia,
nel momento in cui non si sentisse più in grado di gestirne il passaggio e
l’accoglienza, ovvero fossero in troppi a voler o dover restare da noi per
eventuali stop da parte austriaca e tedesca.
Il provvedimento non poteva non
sollevare, fin da subito, ma con vigore particolare dopo l’approvazione in sede
di governo, perplessità e sdegno fra le organizzazioni non governative e
umanitarie, e non di meno, fra gli esperti di diritto costituzionale e
internazionale che lo vedono in netta collisione tanto con la Costituzione
nazionale quanto con le convenzioni internazionali poste a difesa dei diritti
di chi emigra in cerca di nuove patrie.
Dall’estero rilevanti le prese si
posizione del segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjorn
Jagland, e di Amnesty International,
entrambi di preoccupazione e monito. James Hathaway, americano, autorità mondiale nel campo del
diritto delle migrazioni, docente all’Università’ del Michigan, definisce
l’agire sloveno qualcosa di “disgustoso da condannare senza riserve”. Dal canto
suo, il commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani, Nils Muižieks
ha invitato, con una missiva al presidente della Camera di stato Milan Brglez,
i parlamentari sloveni a votare contro. Il ministro agli interni, signora Vesna
Gyorkos Žnidar, si e’ imbestialita: “Inammissibile questa pressione sul nostro parlamento!”.
Dalla Commissione e dal Parlamento
europei ancora nessuna voce autorevole, ma il commissario alle migrazioni,
Dimitris Avramopoulos, dovrà pur dir qualcosa, ora che la decisione slovena e’
presa. Si, la nuova legge e’ passata anche alla Camera di stato con 47 voti a
favore e 18 contro, in virtù di un occasionale fidanzamento fra il primo
partito della maggioranza, quello del Centro moderno, e l’opposizione di
destra.
Vero è che Bruxelles non può nascondere per
lo meno l’imbarazzo se non la vergogna per come ha gestito lo scorso anno e lo
sta gestendo tuttora, il dramma dei profughi prevalentemente dalla Siria e
dalle altre realtà di guerra e miseria del Medio Oriente e dell’Africa,
ammassati sulle coste europee (Grecia e Italia), oppure a milioni ancora nelle
tendopoli in Turchia. Intenzionati costoro, nella stragrande maggioranza, a
cogliere la prima opportunità di viaggio verso le più ambite destinazioni
europee, Germania in primis, da raggiungere anche a piedi, se necessario, e
scavalcando qualsiasi recitazione, spinata o meno, tenti loro di fermarli.
La politica delle quote di
ricollocamento fra i paesi membri ha fatto flop dopo il NO di Ungheria e degli
altri tre di Višegrad, - Polonia, Cechia e Slovacchia - l’Austria preannuncia un ridimensionamento
dei “posti di asilo” pronta a concedere, tagli di disponibilità, rispetto a
quanto professava solo un anno fa, anche dalla cancelliere tedesca Angela
Merkel . L’unica cosa ancora in piedi, ma non si sa’ fino a quando considerati
gli strali antieuropei che Erdogan lancia ogni tanto da Ancara, soprattutto
dopo le critiche nei suoi confronti per la politica repressiva e lesiva dei
diritti umani scatenata all’indomani del fallito colpo di stato, l’accordo con
La Turchia, costato per altro non pochi miliardi di euro, di mantenere e
assistere sul territorio turco i rifugiati dalle vicine zone di guerra.
Insomma, ognuno fa come meglio crede e così,
anche il governo sloveno spiega il varo della contestata legge. “Sono convinto
– dichiara il premier Miro Cerar – che ne’ il diritto internazionale, ne’ la
costituzione possano costringerci all’impossibile, ovvero che nessuna
convenzione internazionale o costituzione si possano interpretare così, da
minacciare i diritti umani e la sicurezza, tanto dei cittadini sloveni quanto
dei migranti. Senza questa precauzione rischieremmo il collasso”. Ricorda che
lo scorso anno, seguendo la rotta balcanica, sono transitati per la Slovenia
oltre mezzo milione di profughi che le autorità ufficiali e le organizzazioni
umanitarie hanno dovuto identificare, controllare, registrare, assistere e
accompagnare nella stragrande maggioranza al confine austriaco o dar loro, per
alcune centinaia di casi, asilo.
“Non vogliamo ripetere questa difficile
esperienza – si giustifica Cerar – soprattutto rischiare di finire come sacco
di ammasso di tutta quella gente, qualora la Turchia riaprisse i confini e si
ripristinasse la rotta balcanica, che l’Austria si rifiutasse di accogliere.
Vogliamo esser in grado di dire NO anche noi e poterla rispedire indietro”.
Spiega poi che il provvedimento non è così disumano come si vuol far credere,
che non dispone divieti per minorenni non accompagnati, anziani, ammalati e
provenienti dai territori di tortura e che sarà attivato soltanto in casi
estremi e con il SI del parlamento.
Gli replicano, i contestatori, che
collide comunque con tutta una serie di articoli e paragrafi delle preposte
convenzioni internazionali, tipo il diritto al ricorso, al trattamento
individuale, o il divieto di deportazione collettiva. Non meno pericoloso poi
il rischio dell’effetto domino. Respinta in tronco dal premier la disponibilità
del Consiglio d’Europa a seguire con i propri esperti l’iter del disegno legge e
ritoccarlo nei punti problematici:
“No, grazie! – risponde Cerar, che e’
per altro dottore di diritto costituzionale, non insegnante di economia
domestica - Vedremo da soli di non violare ne’ la costituzione, ne’ le convenzioni
internazionali.”
Gli unici due nomi importanti della maggioranza
che hanno cercato in qualche modo di fermare o per lo meno rallentare
l’approvazione del provvedimento per dibatterlo meglio, il ministro alla
giustizia, Goran Klemenčič, l’unico a non aver dato il proprio SI al governo, e
il già citato presidente del Parlamento, Brglez, che si era impegnato a
emendarlo prima di metterlo ai voti. Numero 2 del Partito del centro moderno,
al fianco di Miro Cerar, Brglez ha spiegato il suo NO:”Gli emendamenti che
avrebbero dato al provvedimento consistenza costituzionale non sono passati,
altrettanto dicasi rispetto agli impegni internazionali da noi sottoscritti, e
a violare la Costituzione, le convenzioni internazionali, i diritti umani, non
ci sto proprio!”
Dal canto suo, il presidente della
Repubblica, Borut Pahor, che per renderla operativa, la legge dovrà firmarla, ahimè,
le si è posto a difesa indipendentemente dal testo finale. “Comprendo gli
appunti provenienti da Strasburgo, ma anche loro devono capire la nostra posizione
e le nostre preoccupazioni.”Eh sì, quest’anno si ricandida alla prima poltrona
dello stato e sa’ bene come la pensa il popolo. Il fermo-profughi è sostenuto
dai tre quarti dell’opinione pubblica. Che sia, come scrive uno degli
editorialisti del quotidiano a maggior tiratura, il Delo, buon conoscitore delle
vicende medio orientali, Boštjan Videmšek, una “legge della paranoia e del
razzismo”, pare non far star male nessuno dei suoi sostenitori. Neanche tra i
cattolici rappresentati in parlamento da Nuova Slovenia, che pur sentono il
papa e i suoi richiami ad accogliere i migranti e profughi come fratelli.
Insomma, salvo Brglez e altri tre
colleghi, il gruppo parlamentare del Centro moderno e la destra nazionalista e
xenofoba hanno fatto combine e varato la vergognosa legge. A darle contro o a
non pronunciarsi il resto della maggioranza, ovvero i socialdemocratici e il
partito dei pensionati, l’opposizione di sinistra e alcuni parlamentari
indipendenti.
Miserabile a momenti la discussione in
aula. Da soffrire a sentire alcuni interventi. Che un fascista vada a dichiarare:
“Se devo scegliere fra i diritti umani di un mio connazionale e quelli di un
profugo, allora scelgo i primi!” mi risuona normale, ma che una tale semplicismo
lo si senta dagli scanni del centro-sinistra fa rabbrividire.
Ecco, non resta che sperare ora, come
ultimo baluardo contro questa vergogna umana e politica, nella Corte
costituzionale al cui giudizio il tutore nazionale dei diritti umani, signora
Vlasta Nussdorfer, ha già annunciato di voler ricorrere.
E siamo così i primi a varare in Europa
un provvedimento di questo tipo. Faremo indubbiamente scuola. E che scuola!
“Stiamo lanciando un importante segnale
all’intera Europa – si è vantato Marko Ferluga, uno dei miei due concittadini a
Lubiana, fra i fedelissimi di Cerar. Ed effettivamente, avere il coraggio di violare
consapevolmente una o più convenzioni internazionali, dopo esser stati ammoniti
a non farlo, non è cosa da poco.
Ma attenti – Marko e soci – chi non
rispetta il diritto internazionale non può pretendere che lo facciano gli
altri. E’ questione di qualche mese la sentenza del Tribunale arbitrale
dell’Aia sul percorso definitivo della frontiera sloveno-croata in terra e
mare. La Croazia, pur firmataria dell’accordo di merito, che le concedeva
l’ingresso nell’Unione europea, divenuta membro a pieno titolo, ha fatto marcia
indietro sconfessando l’arbitrato e annunciando di non sentirsi vincolata alle
sue decisioni. La Slovenia e la Commissione europea, che questa via di soluzione
della pluriennale vertenza frontaliera fra i due paesi l’ha sponsorizzata,
insistono perché la sentenza che sarà emessa, sia rispettata.
E difatti, per quanto faccia ancora la
schizzinosa, Zagabria prima o poi dovrà prenderne atto. Sarà il confine riconosciuto
dall’UE e dalla comunità internazionale, sempreché’ noi non si dia l’esempio di
come ci si possa comportare anche diversamente e rimanere illesi.