LETTERA A BORRELL
Spettabile sig.
Borrell,
Potrei essere
uno dei milioni di europei insignificanti se non al momento del voto, che
osservano quanto avviene in Ucraina, il crimine della guerra e degli eccidi
perpetrato da Putin, il comportamento dell'UE e della NATO, quello dell'ONU,
l'agire dei singoli governi europei. Ma visto che quasi un anno l'ho passato al
Parlamento europeo, come socialdemocratico, subentrando all'attuale presidente
della Repubblica slovena, Borut Pahor, quando nel 2009 rientro' a Lubiana per
prendere il governo, e che per 20 anni ho fatto il politico a tempo pieno, da
sindaco di Koper-Capodistria a 3 legislature complete alla Camera di stato,
occupandomi sopprattutto dei temi della politica estera, che seguivo
ancora prima di far politica come giornalista di radio e tv Capodistria,
ritengo di non essere completamente ignorante in materia, ovvero di
poterle trasmettere qualche mia osservazione e idea sul suo agire.
Dopo
l'encomiabile visita con la signora Leyen a Kijev, lei ha richiamato i
singoli paesi membri dell'Unione all'invio di piu' armi all'Ucraina. Non oppino
all'intenzione di fornire piu' aiuti al presidente Zelenski, ma osservo, almeno
intimamente, che piu' armi al suo esercito comporta anche la messa in campo di
piu' e piu' micidiali armi da parte russa. Credo gliel'abbiano detto che
la Russia ne ha molte da spendere e che le più micidiali non sono state ancora
usate. Si, penso anche a quelle chimico-biologiche e a quella nucleare che
non viene esclusa dal Cremlino nel caso "fossero in gioco le sorti della
Russia". Oramai da quel pazzo di Putin c'e' da aspettarsi di tutto. In tal
modo siamo al classico circolo vizioso che si fomenta vicendevolmente, fino a
che punto? Fino a oltrepassare i confini ucraini e scatenare il finimondo?
Non c'e'
nessuno li da voi, alla Commissione o fra i gruppi parlamentari, a suggerire
qualcos'altro dopo le supersanzioni, l'espulsione dei
diplomatici russi e gli invii di armi all'Ucraina, per fermare e non
alimentare la guerra? Diciamo la comunicazione, se si vuole, anche per canali
diplomatici alternativi, a Mosca della disponibilita' dell'UE e della NATO
(siete oramai come culo e camicia!) a negoziare le garanzie di sicurezza alla
Russia richieste da Putin prima che decidesse di intraprendere questa folle
avventura, garanzie che sono state rigettate da subito senza un minimo di
calcolo su cosa potesse succedere. Quindi una sua visita, o quella di un
suo inviato a Mosca con la proposta di avvio di queste trattative in cambio del
cessate il fuoco e se a buon fine, del ritiro delle truppe russe dall'Ucraina.
Non credo di esser l'unico ad averci pensato. E se la sua risposta e'
"con un criminale di guerra l'UE non intende trattare", le ricordo
una battuta molto saggia del nostro ex presidente della Repubblica e
vicesegretario generale dell'ONU, Dott. Danilo Turk: "Non si negozia con
un amico, ma con chi detiene il potere!" E, ci piaccia o meno, fino a
prova contraria, Putin ce l'ha e nulla indica che intenda mollarlo o che
qualcuno glielo voglia prendere a breve termine.
Quindi,
prenda per buona questa mia mail e veda di premere un qualche altro bottone,
perche' quello del solo bastone ( e oramai ce ne sono tanti, ma Putin non si
piega) senza neanche una piccola carotina, non promette nulla di buono. Se si
pensa che si possa costringere la Russia ad uscire da questa guerra con le
ossa rotte, si pensa in modo molto pericoloso e irresponsabile.
La ringrazio
dell'attenzione.
Aurelio Juri,
72 anni, dal 2010 in pensione, ma ancor sempre attento osservatore.
Capodistria
10.4.2022
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